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Campagne Performance Max: ora Google mostra i termini che attivano gli annunci

Una novità che i media buyer aspettavano da tempo: ora Google Ads mostra i termini di ricerca anche per le campagne Performance Max. 

Per chi lavora nel digital advertising, le Performance Max (o PMax) sono state un po’ come una black box: potenti, sì, ma decisamente opache. Soprattutto per un dettaglio non da poco: l’impossibilità di sapere quali query attivassero davvero gli annunci. Ora, finalmente, qualcosa cambia.

Google ha introdotto il report dei termini di ricerca anche per le campagne Performance Max, direttamente nell’interfaccia di Google Ads. Ed è una piccola rivoluzione.

Dove trovarlo e come usarlo

Il nuovo report è accessibile da:

👉 Google Ads > Approfondimenti e report > Termini di ricerca

Selezionando la tua campagna Performance Max, potrai finalmente vedere l’elenco delle query che hanno attivato gli annunci, con dati sulle performance e la possibilità di aggiungere keyword negative direttamente da lì.

Una funzionalità semplice, ma fondamentale. Perché? Perché ti restituisce visibilità e controllo in un sistema finora completamente automatizzato.

Più trasparenza = più strategia

Questa apertura verso la trasparenza ha impatti reali, immediati e strategici:

  • Escludere il traffico indesiderato: puoi identificare termini troppo generici o fuori target e inserirli tra le keyword negative, evitando sprechi di budget.

  • Individuare nuove opportunità: analizzando le query che performano meglio, puoi ricavarne spunti per campagne Search o creatività dedicate.

  • Allineare creatività e messaggi: se noti pattern ricorrenti o query stagionali, puoi adattare headline, descrizioni e landing page di conseguenza.

  • Ottimizzare la distribuzione del budget: capendo quali ricerche generano conversioni (e quali no), puoi ripartire meglio le risorse tra asset e segmenti.

Un segnale controcorrente nell’epoca dell’automazione

In un momento storico in cui tutto — campagne, copy, immagini, targeting — sembra andare nella direzione dell’automatizzazione totale, questa novità va in controtendenza.

Google non toglie controllo: lo restituisce.
E lo fa nel punto più critico dell’intero processo: la comprensione dell’intento di ricerca.

Non è un dettaglio. Finora, per ottenere questi dati, molti advertiser ricorrevano a script personalizzati, o strumenti esterni, perché l’interfaccia non offriva accesso diretto a informazioni granulari. Ora tutto questo è (finalmente) integrato nella piattaforma.

Cosa fare ora

Se stai già usando le Performance Max:

  1. Apri il report e analizza: individua le query che non portano valore e aggiungile alle esclusioni.

  2. Rivedi gli asset: assicurati che le creatività parlino davvero al tuo pubblico e siano coerenti con le ricerche più frequenti.

  3. Integra i dati nella strategia omnicanale: se noti spunti interessanti, valuta di creare nuove campagne Search, Display o Video partendo da quelle keyword.

  4. Monitora gli effetti nel tempo: il sistema continuerà a imparare, ma ora anche tu puoi partecipare attivamente al processo.

In conclusione

Le Performance Max restano una campagna automatizzata e multi-canale, ma ora sono anche più leggibili e governabili. Per i marketer, è un segnale importante: l’intelligenza artificiale non deve diventare un alibi per spegnere il pensiero strategico. Al contrario: serve una mente vigile che sa interpretare i dati, sfruttare le opportunità, correggere la rotta.

In fondo, l’automazione efficace è quella che lavora con te, non al posto tuo.

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